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ANDREA VIGANO': IL GOL E LA DEDICA SPECIALE

Oggi presentiamo Andrea Viganò, classe 2002, ruolo centrocampista. Arriva dall'esperienza con Novarae Pro Patria e con una dedica speciale da condividere coi tifosi.

Ho iniziato a giocare a 6 anni, nei Pulcini dell’Union Villa Cassano, la squadra della mia città. Dopo tre anni sono andato a Cairate e ad 11 anni inizio la mia avventura nei professionisti, con la maglia della Pro Patria. Ho fatto un anno anche a Varese, l’ultimo anno in cui il Varese era in serie B, primadel fallimento. Poi ho giocato quattro bellissimi anni a Novara. Lo scorso anno, complice un infortunio, ho chiesto di poter andare ala Pro Patria, in prestito. Meno strada da percorrere, più vicino a casa e scuola e più tranquillità nel poter gestire il mio infortunio”. Ecco in sintesi il recente passato di Viganò, al battesimo nel calcio dei grandi. “A livello giovanile mi sono tolto le mie soddisfazioni, a Novara abbiamo vinto tanto, ma questo è un altro mondo. Non vedo l’ora di giocare, mettermi in gioco e vincere. Perché, nessuno per come lo vedo io il calcio, gioca solo per divertirsi, Bisogna vincere. A livello personale, so di essere all’inizio del mio percorso tra gli adulti, il mio obiettivo è quello di poter provare  a salire passo dopo passo e chissà, magari un giorno, se sarò abbastanza bravo, ottenere un contratto con i professionisti”. Quindi per il suo battesimo in Prima Squadra, ha scelto lo Stresa, ma quando gli chiedo il motivo della sua scelta, non nasconde che non è stata una scelta di puro istinto. “A questa domanda ci ho pensato un po’ prima di rispondere. Ti dico: ho 18 anni e sono all’inizio e credo che per cominciare ci voglia una società seria, con un certo tipo di obiettivi, con un bel gruppo. Si è prospettata la possibilità di venire a Stresa. Io non conoscevo la società e l’ambiente prima di adesso, ma ho sentito parlar bene. Addirittura mister Rotolo e il DS Biscuola, sono venuti a casa mia per cercarmi e parlarmi dello Stresa e del progetto. Questa cosa, questa fiducia che ho sentito da subito, è stata la scintilla che ha poi fatto scoccare la mia scelta. Loro hanno dimostrato molta fiducia nei miei confronti, ora tocca a me contraccambiare, dimostrando che possono contare su di me”. Giocatore giovane ma con una formazione importante, che di certo lo aiuterà nel suo percorso di crescita. “Il mio idolo? Cristiano Ronaldo, da sempre. Non solo per il fatto che è un fuoriclasse sul campo, ma anche per l’impegno e la costanza nel fare le cose. Dal punto di vista più  calcistico, visto anche il mio ruolo, mi sono ispirato sempre a Steven Gerrard, centrocampista del Liverpool e tra quelli che giocano ancora, nel mio ruolo, mi ispiro a Tony Kroos, il tedesco del Real Madrid. Ovviamente loro sono inarrivabili, ma sono convinto che si debba avere un punto di riferimento, un obiettivo”.

 

Parole sante, che poi devono essere tramutate in lavoro e azioni: “Il mio obiettivo, per quest’anno e per tutte le stagioni è quello di crescere e migliorarmi, soprattutto quest’anno che sono al battesimo della mia esperienza tra i grandi. E in questa squadra ci sono giocatori che sono convinto potranno darmi tanto e sapranno aiutarmi a crescere”. Crescere, lavorare per abbattere i difetti, per smussare gli angoli: “Ho tanti difetti, ad esempio devo migliorare nella costruzione del gioco, che per un centrocampista direi essere fondamentale. Inoltre devo crescere nella gestione delle energie durante la partita. Credo di avere anche qualche pregio come contraltare: sono un giocatore generoso, non mi tiro mai indietro quando devo fare una corsa in più per aiutare un mio compagno. Inoltre nel mio ruolo, quando sei il raccordo tra difesa e attacco, devi correre più degli altri. Non ci sono alternative”. Un centrocampista che però ama inserirsi negli spazi e che, quando fa gol, lo dedica ad una persona speciale. “Sì, mi piace andare in area alla ricerca del gol. A livello giovanile ne ho anche segnati abbastanza, nel mio ruolo. E ora ti racconto la storia della dedica. Mio nonno mi ha seguito sui campi da quando giocavo nei pulcini. Ogni partita. Fin da piccolo, quando segnavo tanti gol, mi diceva: bravo Campion! Hai fatto il gol del nonno anche oggi. La scorsa estate mio nonno si è ammalato ed è mancato ad ottobre. Quando ho ripreso a giocare con la Pro Patria, ero infortunato e quindi ci ho messo un po’, ho pensato: è la prima partita senza mio nonno. Ero stato convocato per la partita contro il Como, in trasferta. Il mister mi manda a scaldarmi sul risultato di 1-1 e io, durante tutto il tempo del riscaldamento ho pensato: oggi segno e faccio il gol del nonno. Me lo sentivo. Sono entrato ad un quarto d’ora dalla fine, una partita bloccata con poche occasioni e pochi spazi. Sai quando però ti senti che deve succedere qualcosa? E che deve succedere proprio a te? Ecco. A cinque minuti dalla fine mi arriva questa palla a mezza altezza e io di destro … di destro, capisci? Io lo uso solo per camminare! Di destro calcio questa palla che si schianta in rete proprio sotto l’incrocio dei pali. Io rimango immobile, attonito. Realizzo solo dopo qualche istante che avevo segnato. E il mio pensiero va a lui e da allora ogni gol lo dedico a lui”. Bravo Campion, hai fatto il gol del nonno!

 

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