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ANTONINO BONURA: A STRESA PER SPICCARE IL VOLO

Lo Stresa ufficializza l'arrivo in Blues dell'attaccante Antonino  Bonura, classe 2001. "Ripagherò con impegno e dedizione la vostra fiducia".

E’ arrivato il momento di Antonino Bonura. Ciò che colpisce, sin da subito, è la sua simpatia e la sua voglia di mettersi in gioco. Quando gli chiedo di raccontarmi un po’ di lui, inizialmente sembra bloccarsi. Poi chiacchierando il giorno della firma, parlando di calcio a tutto tondo, arriva la fatidica domanda: per quale squadra tifi? “Napoli”. Ah, la squadra del mio amico Rino. Improvvisamente il suo sorriso si trasforma in una espressione mista tra stupore e incredulità. “Come…amico tuo …”. Qui potrei inserire mille emoticons, si quelle faccine bizzarre che vanno tanto di moda nel modo moderno di comunicare.  Gattuso è un mito. Uno che è arrivato dove è arrivato perché ha sempre creduto nel lavoro duro”.  Gli ho mandato la foto, ma di questi tempi il mister azzurro, ha ben altri pensieri. Ma sono certa che prima o poi mi risponderà. Lo fa sempre. Perché nonostante sia Gattuso, è rimasto un Uomo semplice.

Ma torniamo al nostro Antonino, che ripresosi dallo stupore forse si sblocca un po’. Basta avere gli input giusti. Come di fronte ad una pagina bianca. Iniziamo. “Nasco calcisticamente nel settore giovanile della Biellese, poi a 16 anni arrivo a Trino. Ho giocato ben poco con la squadra della mia annata, sono andato in Juniores dove le cose da subito sono andate molto bene. Ho fatto un po’ di gol e mi hanno chiamato in Prima Squadra. A 16 anni in Eccellenza con il Trino che quell’anno perse la finale playoff, è stata una grande annata, ho giocato parecchie partite da titolare, ho fatto anche un gol. Mi sono trovato molto bene. Il secondo anno sempre a Trino, ho fatto 3 gol, ma non è andata benissimo. Poi al Lanusei, in serie D. Il passaggio dall’Eccellenza alla serie D è stata un’esperienza fantastica, perché era un grande obiettivo. Ho giocato quasi tutte le partite da titolare, non ricordo se 10 o 11, una giornata l’ho saltata per colpa di uno stupido (ma giusto) cartellino rosso e ho segnato anche un gol”. Poi improvvisamente si fa scuro in volto e si blocca. La sua esperienza a Lanusei si interrompe all’apertura delle porte del mercato invernale, per problemi societari e così Bonura va a Vigliano, in Promozione. “Già, mi sono trasferito vicino casa, peccato che tutto si sia interrotto a causa del coronavirus, perché eravamo una bella squadra”. Ma ora si volta pagina. Lo Stresa ha deciso di puntare sul giovane giocatore, acquistando il cartellino dal Trino. Così a tutti gli effetti Bonura è diventato uno dei Blues. Con l’obiettivo di fare la differenza. “Io voglio far capire che posso ambire a categorie più importanti. Io so che posso e credo di potermelo meritare. Io la penso così: con tutto quello che ho passato e passerò, talvolta ci vuole anche la botta di ….” Fortuna, Antonino, la botta di fortuna! E così con tutti i suoi sogni nel cassetto, con il sorriso stampato in faccia, con quel modo leggero, come solo i ragazzi della sua età possono fare, di affrontare la vita, Antonino vuole partire con le ali ai piedi. Vuole spiccare il volo, per raggiungere traguardi importanti.Lo Stresa mi ha chiamato anche quando era salito in D la prima volta. Quindi ora che si è presentata la possibilità reale, non ho avuto titubanze”. Un giocatore di prospettiva, ma che già nel presente può essere molto utile alle dinamiche di campo di mister Rotolo. “ Il mister lo conosco bene, mi piace il suo modo di fare calcio, l’ho affrontato come avversario. Mi piace il fatto che creda fortemente in me, mi ha voluto fortemente. Così come il DG Ristagno, che era il mio direttore sportivo a Trino, dove mi ha trattato come un figlio. Mi ha aiutato tanto nel mio percorso di crescita. Io di loro mi fido, così come del Ds Biscuola, che si è presentato subito in modo fantastico, consigliandomi a tutto tondo. E poi, cosa devo dire di una società che decide che vuole proprio me, che va a Trino a chiedere il mio cartellino? Che tutta questa fiducia la ripagherò, con impegno, con devozione. Essere circondato da persone buone, ti dà il giusto stimolo per fare sempre meglio”. Ecco che poi si torna a parlare di calcio, di quello che tutti noi guardiamo in tv. Di quei giocatori che hanno lasciato il segno e ci hanno incantati da bambini, che ci hanno scoccato la scintilla per l’accensione del sacro fuoco calcistico, in ognuno di noi. E quindi si torna ai sogni, ai miti. “Il mio idolo? Tanti. Messi, Lavezzi, Neymar e Maradona. Maradona proprio… wow. Lavezzi per il dribbling, la forza la velocità, non si ferma mai. Neymar ha un modo di giocare che mi piace molto, Messi e Maradona sono la personificazione della classe calcistica”. Non roba da poco, Antonino parla delle figurine introvabili per completare l’album… però ognuno ha i suoi motivi per cercare, quella, alla quale più vorrebbe assomigliare. E ritorna al ricordo di Lanusei, con una frase del suo allenatore che lo proietta nel sogno: “ Proprio come Messi, quando prende palla e va solo contro tutti. Lo fa perché sa che può farlo. E tu pensa che il mio vecchio mister, in serie D, mi disse: Antonino, tu quando hai palla, non guardare in faccia a nessuno. Prendi e vai”. Spiega le ali, Antonino, spicca il volo da qui.

 

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